E' stato costituito il Gruppo Caritas della nostra Parrocchia con lo scopo di dare una risposta efficace e puntuale ai veri bisogni di tante persone e di valutare con oculatezza le situazioni di reale difficoltà, presenti in quartiere. Da quando è tra noi, don Gian Mario con passione e tenero affetto si è occupato spesso personalmente di provvedere alle necessità di chi bussava alla porta del nostro oratorio. Molti hanno collaborato fino ad ora con lui e sopratutto la segreteria parrocchiale ha fronteggiato le tante richieste, indirizzando le persone anche presso centri, associazioni e strutture meglio attrezzate e competenti. Ora prende vita questa nuova realtà che, inserita nel "circuito" della Caritas Diocesana, provvederà alle necessità urgenti, smarcando il don dagli interventi più materiali e permettendogli di occuparsi degli aspetti più personali. Tutti siamo chiamati a collaborare nel modo e nelle forme che ci suggeriranno lo Spirito Santo e (più concretamente) i responsabili del gruppo. CHI VOLESSE CONTRIBUIRE ALLA RACCOLTA DI GENERI ALIMENTARI DI LUNGA CONSERVAZIONE PUO’ PORTARE LE CIBARIE NEGLI ORARIO DI SEGRETERIA PARRROCCHIALE.
Si stanno eseguendo rilievi per la "mappatura" degli interventi strutturali più urgenti da effettuare negli ambienti del nostro oratorio. Tanti sono i locali che necessitano di interventi di ristrutturazione e presto vedremo i primi "cantieri". Anche per questo importante aspetto è indispensabile il contributo di tutto, che inizialmente può consistere nell'accompagnamento con la preghiera per le importanti azioni da compiere, più avanti ognuno troverà il proprio modo di rendersi utile.
Da qualche anno (nel 2011 sarà la settima edizione), in estate, al Parco Castelli si svolge l'iniziativa "Associazioni in Festa", patrocinata della Circoscrizione Nord che, tra stand di associazioni di volontariato, giochi e spettacolo, consente di trascorrere piacevoli momenti ai residenti della zona (e non solo a loro!). La "festa" permette a molte Onlus di far conoscere il proprio operato e il ricavato viene destinato a scopi benefici. Quest'anno l'iniziativa si terrà dal 17 al 24 luglio e viene chiesta la collaborazione anche delle Parrocchie (in particolare dei giovani) per momenti di animazione, ma soprattutto per dare una mano nel servizio agli stand gastronomici. Chiunque volesse collaborare, può ottenere ogni informazione partecipando al prossimo incontro di preparazione che avrà luogo nella sala del Centro Sociale di via Casazza, la sera di martedì 15 marzo.
Anche i giovani della nostra Parrocchia - come quelli di tutto il mondo - si stanno organizzando per partecipare alla "Giornata Mondiale della Gioventù" che si celebrerà a Madrid dal 14 al 23 agosto 2011. Attualmente gli iscritti sono 14 e si stanno preparando a vivere uno di quegli avvenimenti che segnano la vita di ciascun partecipante in modo radicale. La nostra Comunità li accompagnerà con la preghiera, sicura che da quella partecipazione scaturiranno copiosi frutti, maturati dallo Spirito, importanti per tutti.
All'inizio di ogni anno tanti "esperti" ci propongono le loro previsioni per i mesi a venire, fidandosi dei loro studi sui movimenti degli astri. Noi de "La Bussola" crediamo che sia più opportuno fidarsi della Parola e della presenza del Signore, perciò - nel nostro primo numero del 2011 - proponiamo questo Oroscopo.
SEGNO: chi è nato tra l’1 gennaio e il 31 dicembre è nato sotto il
segno dell’amore e della grazia di Dio.
AMORE: Nulla potrà mai separarti dall’amore di Cristo (Rm 8, 39).
VIAGGI: “L’Eterno custodirà la tua partenza e il tuo arrivo da ora
e per sempre” (Salmo 121,8).
SALUTE: “Non angustiatevi per nulla, Dio sa di che cosa avete bisogno”
(Fil 4,6).
DENARO: “Ti ho disegnato sul palmo delle mie mani: TU SEI PREZIOSO
(Isaia 49,16). “Dio colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza”
(Fil 4,19).
AVVENIMENTI PARTICOLARI: “Tutto concorre al bene di coloro che amano
Dio” (Rm 8,28).
BUON ANNO!!!
COMMENTO: Gesù va a cercare il tentatore nel deserto, per sconfiggerlo.
Nella Quaresima
non è l’uomo che torna a Dio, per riconciliarsi con lui, ma Dio che va incontro,
va a cercare l’uomo, per offrirgli possibilità di riconciliazione. Nei suoi
quaranta giorni Gesù affronta la fame, la paura, la tentazione del potere
e dell’idolatria, a cui continuamente l’uomo cede; così egli comincia a cercare
la pecorella smarrita: come più tardi avverrà con la croce, egli sta dove
noi non abbiamo il coraggio di rimanere e viene a cercarci fin nel profondo
della nostra desolazione.
MEDITAZIONE: Fragilità come tentazione e risorsa
Il credente non ha paura della propria fragilità, anche quando diventa provocazione e tentazione.
Gesù digiuna nel deserto proprio per condividere pienamente, senza maschere, la condizione umana. Il digiuno va visto come gesto simbolico che permette la riappropriazione del proprio limite: il lodevole scopo pratico di devolvere il ricavato ai poveri non rende ragione di tutte le valenze di questo gesto. Il digiuno che gli evangelisti attribuiscono a Cristo nel deserto, il digiuno praticato anche nella primitiva comunità cristiana “nel momento in cui lo sposo è tolto” consiste in una immersione nella propria limitatezza umana, è invocazione della potenza ricreatrice di Dio.
La tentazione consiste invece nella pretesa di superare il limite, di pareggiarsi a Dio: “dì che le pietre diventino pane... gettati giù... tutti i regni della terra saranno tuoi...”. Gesù risponde con il digiuno, con la resistenza, con la risposta attraverso la Parola divina. Proprio accettando di condividere il limite umano, Gesù avvia il percorso che porterà a superarlo.
COMMENTO:Gesù trasfigurato mostra ai discepoli la meta del cammino
Gesù cerca i suoi discepoli, e li sceglie. Stando con lui, essi diventano il principio di un’umanità rinnovata. Come Pietro, Giacomo e Giovanni, ogni credente si scopre dunque ricercato, convocato da Gesù, invitato a salire là dove non avrebbe mai pensato di poter arrivare.
Sul monte si rivela il mistero di Gesù: figlio diletto del Padre, ma anche uomo capace di mostrarlo e spiegarlo. Gesù appare come la linea di congiunzione tra l’antica storia di Israele, avviata dall’Esodo, proseguita dai profeti, e il nuovo che deve compiersi.
I discepoli non comprendono appieno, ma intuiscono che “è bello stare qui”: nella Trasfigurazione appare la meta del cammino dell’uomo, l’obiettivo da raggiungere, inteso non come utopia, desiderio irrealizzabile, ma realtà che si è già fatta carne, concretizzata in Cristo, resa accessibile.
La via da percorrere è dunque quella dell’ascolto: ascoltare Gesù significa avviarsi verso la trasformazione.
MEDITAZIONE: Lavoro, festa e trasfigurazione
Il lavoro trasfigurato è possibile se si entra nella festa di Gesù: non evasione, ma immersione nel progetto di Dio, che mira a trasfigurare l’uomo, a renderlo di nuovo simile a Dio.
La trasfigurazione appare come realizzazione di una dinamica festiva: seguendo Gesù i discepoli escono dall’ambito della vita quotidiana, non per una fuga, ma per aprirsi ad una visione più profonda: essi scendono dal monte trasformati, e conoscendo la meta della loro missione: diventare come il Risorto, passando attraverso la passione. Stringendosi attorno al suo Maestro e Signore, riconoscendolo come Figlio del Padre, i discepoli divengono Chiesa, comunità del Risorto, in cammino verso una conoscenza piena, pronti ad annunciare ad ogni uomo la novità del Regno. Anche il lavoro quotidiano ne esce trasfigurato: esso è, di volta in volta, il mezzo per trasformare il mondo, per realizzarsi come persone autenticamente umane, il luogo dove si sperimentano la croce e la ricerca di giustizia, il mezzo per arrivare a donare con amore la vita...
COMMENTO:Gesù incontrando la Samaritana al pozzo si mostra a lei come acqua viva.
Gesù va in cerca della Samaritana, presentandosi come un assetato. In Gesù è l’amore del Padre che va in cerca di ogni uomo ferito dal proprio stesso peccato, ingannato nei suoi desideri più profondi. La Samaritana si rivela a poco a poco come una persona disponibile al dialogo, desiderosa di preghiera e adorazione, desiderosa di amore, addirittura arriva finalmente a giudicare gli errori della propria vita, e in questo è presa per mano da Gesù, che non le fa pesare il giudizio e la condanna, ma le fa intravvedere la possibilità di una nuova esistenza. La donna subito diventa annunciatrice, nonostante la sua fragilità, anzi, proprio denunciando i propri errori: ciò che ha scoperto in Gesù è più forte dei suoi sbagli.
Il percorso della Samaritana diventa un percorso di scoperta: Gesù che va in cerca di lei, le permette di scoprire le profondità della salvezza; e non solo a lei, ma anche a tutta la comunità del suo villaggio. La sua vicenda pone a noi e alle nostre comunità l’interrogativo: quale luogo di incontro è possibile oggi tra la ricerca di Dio e il desiderio dell’uomo? Esso si presenta spesso come “desiderio impazzito”, sete inconsulta, brama incontrollabile... quando potrà incontrarsi con il Dio che va in cerca del peccatore perché possa tornare a vivere?
MEDITAZIONE: La sete della città dell'uomo
Colui che celebra l’Eucaristia nella festa di Cristo, nella sua quotidianità ricorda alla città dell’uomo che essa ha sete di Dio.
La donna che Gesù incontra al pozzo è immagine di un’umanità che conserva grandi desideri, anche se spesso repressi o male indirizzati. Anche il mondo della pubblicità e dei mezzi di comunicazione fa riferimento al desiderio: ma le aspirazioni profonde per lo più sono sfruttate e indirizzate alla vendita, al consumo, al guadagno. Il brano evangelico traccia un percorso di rieducazione del desiderio, attraverso la riscoperta di Cristo salvatore e della sua centralità assoluta: di fronte a lui anche le leggi del consumo e del guadagno trovano una diversa collocazione, una relativizzazione, la possibilità di una nuova impostazione.
Lo stile di Gesù, così come emerge dal racconto giovanneo, sembra suggerire anche la modalità corretta di un approccio e di un dialogo con il mondo dell’economia, della pubblicità, dei mezzi di comunicazione: Gesù non condanna in partenza la donna, non la aggredisce, si presenta sotto l’aspetto di un povero assetato, pur avendo la consapevolezza di essere il portatore dell’acqua viva ed eterna. Anche la Chiesa è chiamata a entrare in dialogo con il mondo che cambia, a non aver paura di collocarsi dal punto di vista della povertà e del desiderio, prima di poter annunciare l’esaudimento di tutte le promesse e di tutte le attese in Cristo.
COMMENTO: Gesù sanando il cieco nato fa sorgere in lui la luce della fede.
La condizione di colpevolezza, di “tenebra” in cui si dibatte l’umanità peccatrice è molto più profonda. Andando a cercare il cieco, restituendogli la vista, Gesù mostra il cammino di rigenerazione che tutti sono chiamati a compiere: è una nuova creazione, come indica il gesto di impastare il fango, e di far rinascere dall’acqua.
Tuttavia la guarigione suscita un dibattito: c’è chi non sente di aver bisogno di essere illuminato. C’è chi contesta l’autorità di Gesù. Il rinnovamento dell’umanità comincia da un povero mendicante, non rispetta l’ordine sociale del potere, della conoscenza, delle possibilità economiche... per i nemici di Gesù si generano inquietudine e paura. Nel dibattito emergono i veri ciechi, immersi nelle tenebre, impossibilitati ad uscire dalla loro oscurità, ad aprirsi alla luce di Cristo. Coloro che credevano di vedere, sono smascherati; solo il cieco nato percorre fino in fondo la via della guarigione, accogliendo Cristo luce del mondo.
MEDITAZIONE: La luce da portare
Un genitore, un educatore, un testimone è colui che ha trovato la luce in Cristo, e che non ha paura di diffonderla.
Il brano del cieco nato ci mostra diversi atteggiamenti di fronte alla rivelazione di Cristo: uno solo (il cieco) la accetta, gli altri, per diverse ragioni, la rifiutano: per paura i genitori del cieco, per ostinazione i capi del popolo.
Il vangelo di Giovanni lo ripete più volte: la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Diffondere la luce può essere pericoloso, non assicura il successo, non garantisce una riuscita al cento per cento: l’educatore cristiano è uno che impara a superare la paura del fallimento. E Dio non voglia che noi stessi, senza accorgercene, diveniamo educatori ciechi: ostacoli nei fatti di ciò che annunciano a parole.
La nostra Parrocchia si avvia alla costituzione del Consiglio Pastorale Parrocchiale. Fino ad ora, non essendo stata portata a compimento lo scorso anno la procedura per il rinnovo del precedente Consiglio, il nostro parroco - a partire dallo scorso novembre - ha pensato di convocare "a consiglio" alcuni collaboratori, in rappresentanza delle realtà operanti in parrocchia, costituendo un "Gruppo di Animazione Pastorale", con il quale avere un confronto su vari aspetti della pastorale parrocchiale. Don Gian Mario ha portato a conoscenza della Curia Diocesana questa particolare situazione della nostra Comunità e ha ricevuto assicurazioni sulla correttezza dell'operato svolto, ritenendo più che lecito un periodo di "assestamento" a seguito del suo arrivo come nuovo parroco. Lunedì 28 febbraio, proprio in occasione della scorsa riunione del Gruppo di Animazione, don Biemmi ha lanciato la proposta di dare inizio al cammino che porterà alla costituzione del nuovo Consiglio, secondo le indicazioni che il Vescovo di Brescia ha impartito in proposito. L'obiettivo è quello di presentare alla Comunità i membri del Consiglio una domenica di maggio, in modo da avere consiglieri pronti a dare il proprio contributo - dopo le vacanze - per l'inizio del nuovo anno pastorale. Il Vescovo ha disposto che i consigli pastorali siano composti da membri di diritto, membri eletti e membri nominati dal Parroco. Per la scelta dei membri eletti è prescritta una elezione sulla base di una lista di candidati. A preparare tale lista provvede un’apposita commissione elettorale. I componenti di tale commissione, che deve essere presieduta dal parroco, sono già stati designati da don Gian Mario. Possono partecipare alle elezioni tutti coloro che, ricevuti i sacramenti del battesimo e della cresima, sono in comunione con la Chiesa, sono canonicamente domiciliati in parrocchia o stabilmente operanti in essa e hanno compiuto il 18° anno dì età. Mi permetto di ricordare che il Consiglio Pastorale non è un piccolo parlamento, dove ciascuno rappresenta una parte contrapposta ad un'altra. Non è nemmeno un organo collegiale (come quelli previsti nella scuola), in cui ogni categoria rappresenta interessi particolari. Farne parte non conferisce un ruolo da protagonista nella considerazione sociale. La qualifica di consigliere non attribuisce il potere di decidere al di sopra di ogni altro responsabile della pastorale. Piuttosto, essere membro del Consiglio Pastorale richiede una particolare sensibilità alle esigenze che provengono da ogni direzione. Richiede il saper far morire l'orgoglio delle proprie idee nel momento stesso in cui vengono proposte e condivise. Richiede la virtù di considerare i bisogni della Comunità quali esigenze cui dare necessariamente risposte. Richiede di fare un salto di qualità: da semplice fruitore di servizi, ad operatore al servizio della costruzione del Regno di Dio. Nelle prossime settimane verranno comunicate le date e le modalità di svolgimento di questo momento fondante per la nostra Comunità. Ora è richiesto a tutti di "lavorare" per il Consiglio Pastorale con la preghiera, invocando lo Spirito, affinché apra i nostri cuori e le nostre menti.
Tra le proposte che la nostra Parrocchia offre quest'anno, ho colto con particolare entusiasmo l'iniziativa di una serie di incontri per (e fra) genitori che, sotto la guida di esperti, permette il confronto su temi educativi e, più in generale, sull'arduo compito di essere genitori oggi (ultimo incontro giovedì 10 marzo, ma spero che altri siano in allestimento). Da quando il Signore mi ha chiamata a ricoprire il ruolo di genitore, ho sempre partecipato molto volentieri a tanti "laboratori" simili, apprezzando la possibilità di intavolare un dialogo con altri papà o mamme che vivono i miei stessi problemi, che affrontano le mie stesse difficoltà, che si scontrano con le mie stesse ansie e i miei stessi sensi di inadeguatezza. Questo mi permette di ridimensionare tante circostanze della mia esperienza familiare e mi suggerisce di affrontare con più serenità le quotidiane sfide genitoriali. Dall'esperienza accumulata mi rendo conto che ci sono alcuni rischi che si possono evidenziare. Il primo è quello di ritrovare sempre le stesse facce. In effetti, il "giro" di adulti che frequentano questi incontri perché li sentono utili è alquanto ristretto: la sfida educativa viene raccolta da pochi e spesso solo quando ha già portato alla ribalta problemi rilevanti. Questo mi porta al secondo rischio: aspettarsi da questi laboratori la "ricetta pronta" per risolvere i conflitti o le incomprensioni con i figli. Pensare di poter trovare la soluzione buona, facile e veloce è un'illusione che la società d'oggi ha inculcato in noi "consumatori" e trovarsi di fronte all'invito a scavare dentro, per trovare in noi la strada, può disorientare e può farci capire che forse è troppo tardi. Arrivo così al terzo rischio: credere che incontri sulle difficoltà educative sia una necessità che sorge solo nel momento in cui l'età adolescenziale ci fa perdere il controllo (se mai l'abbiamo avuto) della crescita dei nostri pargoli. Spesso dal confronto con i genitori di adolescenti emerge che le problematiche di cui si discute sono già incancrenite, gli errori che si evidenziano sono già stati compiuti, le strade senza uscita sono già state imboccate. E' sempre utile il confronto e la ricerca, ma è sicuramente più proficuo prepararsi alle sfide sempre nuove che attendono la famiglia e informarsi per tempo di quali accorgimenti possono essere d'aiuto. Non lasciarsi sfuggire le opportunità di incontro e confronto per genitori ritengo sia un impegno da prendere innanzitutto come cristiani, per maturare la nostra vocazione genitoriale e rendersi allenati a seguire il cammino di crescita dei figli, per poter diventare il miglior arco possibile, da cui scoccare nel mondo le vite dei nostri ragazzi.
Katia
dalla “Voce del popolo”:
A pochi giorni dall’8 Marzo è ancora possibile chiedersi se saremo capaci di educare i giovani a un’idea di donna (e di uomo) più pulita e rispettosa? I corpi straziati di Yara, Sara e Daniel e tanti altri ragazzi ci interrogano. Solo sgomento o anche qualche responsabilità collettiva? (vai all'articolo)
Una piacevole gita fuori porta che ha permesso ai partecipanti non solo di scoprire i tesori del terriorio sebino, ma anche la reciproca piacevole compagnia. Il percorso a piedi partiva dalla parrocchiale dove si è sostato per un momento di preghiera e di riflessione. Poi Marcello, il fratello “alpino” di don GianMario, ha fatto da guida con i piccoli esploratori al seguito. Da contrada Zurane, siamo passati vicino alla chiesa di s.Bernardo per inerpicarsi sulle falde del monte Cognolo dove ciascuno ha potuto misurare il proprio fiato. Prima tappa “il Balutòn”: un masso erratico di granito dalle dimensione notevoli che incombe sul paese ci interroga su quale fenomeno geomorfico lo abbia “trasportato” lì. Proseguiamo nella neve e raggiungiamo un altro “fenomeno” della natura: una sorta di cratere di meteorite che probabilemente evidenzia la presenza di carsismo nella zona: l’avvallamento del terreno forse è dovuto alla presenza di un “vuoto” sottostante: mistero! Per fortuna nessuno ci cade dentro (ma forse qualche ardito avrebbe voluto provare l’esperienza!) Si prosegue verso il “Pian delle Viti” (una delle tenute del Barone Pizzini) che ci apre la strada verso il castello medioevale di Provaglio (raso al suolo da Pandolfo Malatesta nel 1400). Si tratta di una vasta area di scavo nei pressi della chiesetta di San Rocco dalla spendida abside romanica. E possibile visitare liberamente l’area attraversando la ricostruzione del ponte elevatoio. L’itinerario poi prosegue sull’acciotolato che dalla cappella degli alpini porta alla Madonna del Corno: siamo su un tratto della via Valeriana. Lungo la via ci accompagna una via Crucis composta da bassorilievi in bronzo di tal Ferrari. La bella giornata - ma fresca! - ci permette di vedere il sottostante centro storico di Provaglio dal quale spiccano gli antichi palazzi e i loro giardini. Poi allarghiamo dalle Torbiere fin verso Brescia. Questa è la nostra sosta per il pranzo: sul retro della chiesetta c’è un piccolo rifugio composta da delle stanze al piano superiore e una sala sottostante dove apriamo gli zaini (e gli amici provagliesi le bottiglie!). Gli arditi poi proseguono verso la Croce, luogo panoramico a strapiombo sulle Torbiere. Entriamo poi tutti nella chiesetta dove ammiriamo l’impianto cinquecentesco e una insolita rappresentazione della Sacra Famiglia ove san Giuseppe tiene fra le braccia il piccolo Gesù e lo porge alla Madonna. Siamo pronti per la discesa, ma la gentile ospitalità provagliese ci ristora con un tè caldo. Ora scendiamo verso l’ultima tappa: il monastero di San Pietro in Lamosa. Lì possiamo visitare l’interessante mostra di presepi provenienti da tutto il mondo e nel battistero un presepe meccanico che delizia piccoli e grandi. Su suggerimento di don GianMario mi introduco nella meravigliosa disciplina riccamente affrescata posta sul fianco della chiesa: una perla che mai avevo modo di conoscere e che ora è utilizzato come auditorium. Siamo all’imbrunire il giorno volge al termine e quindi un po’ stanchini ma felici torniamo alle nostre case. Un sentito grazie a don GianMario che ha organizzato, a suo fratello Marcello, guida capace e ai suoi amici provagliesi che ci hanno accompagnato con cordialità ed affetto. Alla prossima!
Strano il destino del tennistavolo. Sport da oratorio per eccellenza: non c’è oratorio senza almeno un tavolo da ping-pong, ma rigorosamente sempre in uno stretto angolo del bar o in un posto angusto, circondato da muri, sedie, pilastri… Gioco di estrema semplicità, ma che richiede (e allena) una spiccata coordinazione braccio-occhio, importante da coltivare nei bambini (e non solo). Sport che – anche nel nostro oratorio – alterna, per ogni società sportiva, momenti con un gran numero di praticanti e improvvisi cali di interesse. Sport estremamente divertente da praticare a tutti i livelli, ma difficile da seguire come spettatore. Come GSO Casazza siamo lieti di registrare un rinnovato interesse dei nostri bambini a questo sport, grazie agli stimoli che il locale Comitato CSI ha proposto quest’anno. Domenica 20 febbraio una giornata di ping-pong alla Palestra “Copernico” ha fatto accostare tanti ragazzini, alti poco più di due spanne sopra il livello del tavolo, al magico mondo del tennistavolo. E’ stato uno spettacolo vederli all’opera, ma soprattutto vederne la rapida “evoluzione”. Dai primi impacciati tentativi di colpire la pallina (lanciata un po’ a caso), ai colpi sempre più coordinati e precisi (da stupire gli stessi “atleti”) è trascorso un lasso di non più di dieci minuti. I nostri allenatori (Pepa Cavalli, Stefano e Flavio Gatti) hanno creduto molto nella proposta di coinvolgere gli under 10 nell’esperienza tennistavolo ed è grazie alla loro pazienza e disponibilità che per molti di loro si è allargato l’orizzonte dello sport, non più ristretto al solito calcio fagocitatore di ogni passione. Il salone del nostro Oratorio il giovedì, dalle 17.30 alle 19.00, si colma di bambini di varie età, per gli allenamenti. Ai ragazzini già iscritti a settembre se ne è aggiunta una decina. Vi assicuro che si respira un’aria di allegra spensieratezza, in cui anche il compito di raccogliere le palline con lo speciale "tubo raccoglitore” diventa motivo di divertimento. Osservando bene si possono già cogliere le caratteristiche dei piccoli giocatori: si va da chi è metodico e gioca di rimando, attendendo l’errore dell’avversario, a chi ha il gusto di rischiare e cerca sempre di chiudere il punto (a volte troppo presto). Nella tattica che il pongista mette in atto si possono cogliere le sfumature della sua personalità. Io da ragazzo ho sempre giocato d'effetto e di rimessa, manifestando la timidezza che mi ha sempre caratterizzato. Poi, crescendo l'autostima, ho iniziato a tentare con frequenza lo smash vincente, ma il gusto per l'effetto velenoso mi è rimasto. Domenica 27 febbraio è stata poi, per molti ragazzini, l'occasione di cimentarsi con altri atleti della provincia. Anche in quella circostanza, più della tecnica, è stato uno spettacolo lo spirito con cui hanno vissuto l'evento i nostri ragazzi: prima un po' spaesati, poi sempre più partecipi, tifando per i compagni in gara e cogliendo le prime vittorie ufficiali. Conclusione fuori dagli schemi: quasi tutti (già eliminati) hanno letteralmente circondato il tavolo dove l'ultimo nostro rappresentante disputava la semifinale, seguendo il match con passione, incoraggiando e tifando fino alla fine. Insomma, hanno dimostrato come anche una disciplina tipicamente individuale, come il ping-pong, possa diventare un gran bel gioco di squadra!
Da quasi un mese sono aperte le iscrizioni per la Stonatissima 2011 che si svolgerà il 2 Aprile dalle 20.30 in poi presso l’Oratorio. Complice alcuni lavori di ristrutturazione del Teatro di Casazza infatti, la chermesse avrà luogo nel salone dell’Oratorio. Si ritorna agli antichi fasti quando le prime edizioni avvenivano appunto in Oratorio. Intorno a questo evento si è creato un clima di attesa e curiosità degno dell’importanza della serata. Gli organizzatori stanno cercando di allestire nel migliore dei modi il salone con il palco, numerosi teli, addobbi e soprattutto loro … i cantanti. Oltre alle iscrizioni spontanee l’organizzazione sta cercando di “ospitare” alcuni grandi BIG che hanno reso la Stonatissima un evento storico! Vedremo se riusciremo in questo intento. Ai noti presentatori verranno affiancati nuove leve promettenti e scoppiettanti. I giovani sono pronti a dare una ventata di freschezza a questa edizione. Ricordiamo che i partecipanti in gara possono presentarsi soli o in gruppo, fino a 13/14 anni nella categoria “Bambini”, dalla prima superiore in poi categoria “Adulti”. Visto il carattere della serata gioioso e frizzante i partecipanti sono invitati a interpretare con originalità la canzone, attraverso costumi, maschere, balli, scenografie … ovviamente verrà premiato il più STONATO, il più INTONATO, il miglior COSTUME ed il cantante più SIMPATICO e ORIGINALE. Oltre a questi premi l’immancabile lotteria.
IMPORTANTE: le iscrizioni si chiuderanno il 12 MARZO 2011.
E'rimasta solo una settimana quindi per essere i privilegiati che potranno partecipare alla 25 esima edizione della STONATISSIMA. Il numero di partecipanti infatti è limitato. Per iscriversi bisogna compilare il modulo presente in oratorio e imbucarlo nell’apposita cassetta. Il costo è di 2 euro per la categoria Bambini e 3 euro per la categoria Adulti. A questo evento non si può mancare. È un anniversario importante quello di questa edizione. 25 anni non sono pochi. La stonatissima è cresciuta, si è modificata nel tempo, si è perfezionata, quello che però non è mutato è lo spirito con cui viene vissuta. Uno spirito goliardico, mai volgare o trasgressivo, intelligente e creativo. È un’occasione per vederci in una veste diversa, con meno etichette e tanta voglia di vivere la musica in allegria.
Per ulteriori informazioni rivolgersi
Alla Sig.ra Rina 3392923334
Flavio 3331213481 o 0302000064 dalle 18.30 alle 21.00
Barbara 3384845465
"Nella libertà religiosa, infatti, trova espressione la specificità della persona umana, che per essa può ordinare la propria vita personale e sociale a Dio, alla cui luce si comprendono pienamente l’identità, il senso e il fine della persona. Negare o limitare in maniera arbitraria tale libertà significa coltivare una visione riduttiva della persona umana; oscurare il ruolo pubblico della religione significa generare una società ingiusta, poiché non proporzionata alla vera natura della persona umana"
Nel precedente numero della Bussola abbiamo pubblicato queste le parole
di Benedetto XVI: la pace non può prescindere dalla libertà della coscienza
religiosa dell’uomo.
L’incontro con padre Bernardo Cervellera, missionario del PIME e direttore
della testata Asianews www.asianews.it
è stata una panoramica, direi sconcertante, delle società del Medioriente
e dell’Asia nelo loro rapporto con le presenze cristiane locali. Innanzitutto
c'è da sfatare la leggenda che nel mondo islamico non è possibile professarsi
cristiani o che non vi siano chiese cristiane o addirittura che non se ne
permetta la costruzione di nuove.
I
temi affrontati dal padre missionario sono stati molteplici, ma innazitutto
ha voluto ricordare il messaggio per la pace nel mondo di Benedetto XVI, dove
è centrale l’attenzione ai cristiani perseguitati nel mondo: il 70% delle
vittime per persecuzioni religiose nel 2010 sono di fede cristiana. Nel messaggio
del pontefice si ricordano nella fattispecie, le vittime del sanguinoso attacco
del 31 ottobre a Baghdad in Iraq avvenuto durante la celebrazione domenicale
della messa della comunità assiro-cattolica. L' attentato accadde a
pochi giorni dalla conclusione del Sinodo della Chiesa mediorientale svoltosi
a Roma dal 10 al 24 ottobre.
In Iraq la persecuzioni contro i cristiani assumono caratteri politici e su
questo bersaglio le due fazioni islamiche,sunniti e sciiti perennemente in
lotta tra loro, sono finalmente riuscite ad unire le forze. Ciò nonostante
i sunniti nel 2006 avessero fatto saltare in aria l’enorme moschea sciita
di Samarra e nonostante che la rappreseglia che ne seguì fu la distruzione
di più di 100 moschee sunnite e la morte di 1.500 persone compresi donne e
bambini. La temporanea tregua tra le due fazioni ha sortito l'effetto di destabilizzare
le istituzioni politiche, favorevoli al dialogo multireligioso. La spirale
di violenza innescata assume oggi come oggi proporzioni preoccupanti: basti
pensare che poliziotti e militari si sentono impotenti e continuamente nel
mirino dei terroristi tant’è che si stima che 50% di loro si sia reso dipendente
da alcol e droghe.
Da una simile scena sociale si avrebbe voglia di scappare eppure i padri sinodali
a Roma hanno invitato i cristiani a rimanere presenti e dare coraggiosa testimonianza
della propria identità. Lo stesso Mons. Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme,
presto gradito ospite della nostra parrocchia , qualche giorno fa ha ribadito
la preoccupazione per la sua comunità di Gerusalemme che emigra per il timore
dei fenomeni di violenza ed intolleranza che stanno crescendo.
Il tema delle comunità cristiane profughe è stato approfondito dal recente
Sinodo della chiesa mediorientale. I padri sinodali hanno tuttavia esortato
i cristiani a rimanare in seno alla comunità per essere testimoni di pace.
La presenza cristiana infatti sta favorendo il dialogo e maggior apertura
nei confronti delle varie identità religiose. Il fatto di testimoniare la
propria fede anche in queste circostanze avverse per molti mussulmani è un
modo per riscoprire nell’Islam la sua vocazione alla tolleranza. Nel Corano
si fa chiaro riferimento alla convivenza tra le religioni. Il perchè il mondo
islamico si macchi di tanti episodi di violenza è dovuto ad una aspra faziosità
al suo interno che è secolare.
Nel caso del Pakistan, lo stato ha trovato sostegno nella religione islamica
al fine di ridurre le lotte intestine interne al paese che lacerano il paese:
eppure per difendere l'ortodossia della dottrina religiosa lo stato ha promulgato
una legge come quella contro la blasfemia, che prevede addirittura la pena
di morte.
Purtoppo è recente la notizia dell’assassinio del ministro pakistano, Shahbaz
Bhatti. Era cristiano e copriva la carica di ministro per le minoranze: da
sempre ha sostenuto la riforma della legge contro la blasfemia. Recentemente
ha difeso la causa di Asia Bibi la donna cristiana condannata a morte per
blasfemia. A causa della sua presa di posizione, Bhatti subiva continue minacce
di morte finchè non ha pagato col sangue: da testimone a martire. Uomini di
buona volontà come Bhatti hanno ispirato i Padri del Sinodo della chiesa mediorentale
che riconosce il ruolo determinante che ha la comunità cristiana nei paesi
orientali. La presenza anche nelle istituzioni politiche, è un modo per esortare
al rispetto, alla tolleranza e alla solidarietà. Molte realtà cristiane con
il loro coraggioso impegno permettono la presenza di scuole, asili, ospedali.
Mi raccontava un amico italiano da Nazareth che un arabo di quella città se
deve andare in ospedale ci va solo se è quello cristiano.
Le agitazioni che si sono regitrate nel Nord-Africa stanno a dimostrare che
la volontà popolare è di trovare un nuovo modo per adeguarsi alla contemporaneità.
Il popolo parla di diritti che vuole ottenere, parla di libertà negate. La
necessità che si sta manifestando è quella di “riformare” il mondo arabo.
Barak Obama in questo è un segno di speranza per tanti arabi: ma lo sono anche
le tante comunità cristiane che coraggiosamente convivono in questo scenario
di instabilità politica. Anche esse sono chiamate ad arginare le forme di
intolleranza perpetrate dell’integralismo islamico probabilmente l’unico forte
ostacolo per la costituzione di società libere.
Padre Cervellera non si illude: la testimonianza dovrà ancora passare attraverso
il martirio. Tuttavia cita una frase di Tertulliano: “il sangue dei martiri
è seme di nuovi cristiani”.
L’affermazione violenta di alcuni gruppi che alimentano l’odio etnico è solo storia che si ripete: ne abbiamo sotto gli occhi l’esempio. Questo lo possiamo capire anche noi: l’accettazione di chi è diverso da me non è facile. Si tratta di stabilire pacificamente delle regole nel rispetto dell’altro, della sua cultura e della sua storia. “Sono loro che devono integrarsi” è una condanna che si fonda di certo sul proprio orgoglio nazionale: è naturale che entrambe le parti dovranno accettarsi l’un l’altra. Lo vediamo nelle nostre case, nelle nostre scale dove da anni si tenta una convivenza tra culture diverse. La conclusione è poi che tutti col proprio carattere, la propria identità siamo diversi. C’è necessariamente bisogno di dialogo: che deve essere costruttivo, cioè abbandonare le proprie prese di posizione ed evidenziare il buono, tralasciando il cattivo. Abbandonare l’aggressività o la presunzione per dare spazio all’ascolto e al perdono. Il 21 febbraio scorso il Parlamento è stato prodotto un documento di condanna contro le persecuzioni religiose e si accenna tra le altre anche a quella subita dai cristiani nel mondo: la bozza del documento è stata presentata dal ministro Frattini ed è stata oggetto di revisioni “equilibrate”.La cosa interessante che il documento “modificato” è stato messo ai voto del Parlamento, ma è stato bocciato. Perchè? Erano stati cancellati i riferimenti alle persecuzioni contro i cristiani. Dopo un secondo riesame è seguita la votazione che ha approvato il documento: veniva menzionata la causa cristiana, ma la pone allo stesso livello di quella islamica. Il documento vuole esprimere la posizione della Comunità Europea che vuole essere di equilibrio ed equidistanza tra le parti. Ancora una volta il Parlamento Europeo non tiene conto di due fattori insindacabili: Primo: è dal secolo scorso che si è accentuata la persecuzione contro i cristiani perpetrata specialmente dai regimi totalitari: nel 2010 ha raggiunto il 70% di vittime rispetto alle altre religioni del mondo. Secondo: l’Europa avrebbe tutto il diritto a focalizzare l’attenzione sulla sofferenza dei cristiani nel mondo visto e considerato che le sue radici sono cristiane: tuttavia oggi come oggi nessuno dei politici lo vuole riconoscere, nonostante la corona con le dodici stelle sia proprio dedicata all’Immacolata.
Spesso ci lamentiamo che le notizie proposte dagli organi di informazione
sono sempre negative: la cronaca, la politica, i fatti esteri, l'economia,
perfino lo sport e lo spettacolo... Noi de La Bussola proviamo a segnalare
una "buona notizia", pescata nell'oceano di brutte notizie quotidiane e rivolgiamo
un invito ai nostri lettori: cercate anche voi di "pescare" il bene da giornali
e tv e, se volete, segnalateci la vostra buona notizia da pubblicare sul nostro
giornale parrocchiale. SEMPRE PIU` FAMIGLIE PRONTE AD AMARE.
Nel 2010 sono stati oltre 4.000 i bambini stranieri che hanno trovato casa,
famiglia e, soprattutto, affetto nel nostro Paese grazie alle adozioni internazionali:
una vera e propria cifra record (resa nota dalla Commissione governativa per
le Adozioni Internazionali) che porta così l'Italia ad essere il Paese con
più adozioni internazionali al mondo. Un’ulteriore buona notizia riguarda
l’aumento, rispetto agli anni passati, del numero di decreti di idoneità all’adozione rilasciati
dai Tribunali dei Minorenni, seguiti dal conferimento dell’incarico ad un
ente autorizzato, passaggio obbligatorio per poter proseguire nel percorso
che porta all'adozione. Nel dettaglio, secondo i dati della Commissione,
i minori adottati sono stati 4.130: ben 58, le nazioni di provenienza. Tra
queste, la Federazione Russa si è confermata ancora come il primo Paese di
appartenenza dei bambini adottati, seguita da Colombia, Ucraina, Brasile,
Etiopia, Vietnam e Polonia. Come
già anticipato, si tratta di un vero e proprio boom per l’Italia: nel 2009
i bambini accolti nelle nostre famiglie erano stati 3.964. L’incremento è
quindi del 4,2%, una percentuale che è cresciuta sempre di più negli anni,
se si pensa che, nel 1982, i bambini stranieri adottati nel nostro Paese erano
meno di 300. La Lombardia è la regione in cui si è verificato il maggior numero
di adozioni, ma anche le regioni del Sud, con in testa la Campania, hanno
fatto registrare un cospicuo incremento. Per quanto riguarda l'età media
dei bambini adottati nel 2010 è di 6,0 anni, rispetto ai 5,9 del 2009. Un
dato interessante riguarda le adozioni di più fratelli che in Italia sono
state circa 746, in considerazione del fatto che la separazione di fratelli
può essere un grande trauma per ciascuno di loro. In generale, però, 2495
sono state le famiglie che hanno deciso di adottare un bambino solo, 614 le
famiglie che ne hanno adottati due, 121 tre, ed infine le coppie che hanno
deciso di adottarne quattro sono state 11. L’ultimo dato, riguarda i bambini
che al momento dell’adozione sono stati segnalati come casi particolari o
problematici che sono stati in tutto nel 2010 ben 639! Adottare un bambino
richiede certamente molto tempo, ma soprattutto amore e dedizione. Prima di
adottare un bambino, infatti, non bisogna dimenticare che spesso i piccoli
hanno alle spalle storie difficili e traumatiche. Bambini che quindi hanno
bisogno di tanto affetto, cure, ma soprattutto tempo ed amore. E' interessante
notare che, per una volta, l’Italia può vantare un primato per un tema del
genere come quello delle adozioni: questo vuol dire che ci sono tante famiglie
pronte sempre di più ad amare e ad essere amate.
tratto dal sito: www.buonenotizie.it
Secondo i comuni modi di dire, la Pasqua "un anno arriva alta, un anno arriva bassa". Della Pasqua non si sa mai quando arriva, perché questa festa non ha una data precisa come tutte le altre ricorrenze religiose. L’unica cosa certa è che si celebra una domenica compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile. A questo periodo si lega la definizione popolare di Pasqua bassa quando cade nel mese di marzo o nei primi giorni di aprile; Pasqua alta quando si festeggia nel periodo successivo. Ma come si calcola la data della Pasqua? Nel corso della storia, il calcolo di questa festa è stato sempre fonte di discussione vedendo lo scontro di diverse correnti di pensiero, scontro che si è risolto solo nel 325 con il Concilio di Nicea. In questa occasione si vollero stabilire dei criteri fondati sui dati delle Sacre Scritture, con il desiderio di promuovere l’unità tra le varie chiese. Il Concilio, stabilendo un'unica osservanza della Pasqua, desiderava mostrare il suo impegno a favore della missione unitaria della chiesa nel mondo. Si stabilì così che la Pasqua cristiana sarebbe stata celebrata la domenica seguente il primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, giorno che coincide con l’inizio dei festeggiamenti della Pasqua ebraica che dura per 8 giorni. Quindi, se il 21 marzo è luna piena e cade di sabato, la Pasqua sarà celebrata il giorno seguente, ovvero il 22 di marzo. Se invece il primo plenilunio è di domenica la Pasqua sarà festeggiata la domenica successiva. Ecco i criteri in base ai quali si calcola il giorno di celebrazione della Pasqua: La Pasqua deve cadere la prima domenica seguente il primo plenilunio di primavera Per determinare la data, in occasione del Concilio di Nicea venne adottato il ciclo astronomico del greco Metone, vissuto nel V secolo avanti Cristo Come base per il computo si usa il meridiano di Gerusalemme, luogo della morte e della risurrezione di Gesù.